Obama in Africa: " yes you can"

Per il Presidente degli Stati Uniti Obama e per il mondo, i G8 dell'Aquila, è stato un successo.

Dopo aver visitato la Russia, essere stato presente da protagonista, assieme al premier Berlusconi, al G8 all’Aquila e dopo aver colloquiato con papa Benedetto XVI in Vaticano, Barack Obama si è diretto in Ghana per la sua prima visita ufficiale nell'Africa subsahariana.


Accolto al ritmo di tamburi e danze tradizionali, il presidente, la consorte e le due figlie sono giunti a bordo dell'Air Force One all’aeroporto di Accra. Il Ghana è l’ultima tappa di una settimana diplomatica che ha condotto l'inquilino della Casa Bianca in una missione dal sapore ancestrale, alla ricerca della propria vera identità.

"Ho l'Africa nel sangue, e la storia stessa della mia famiglia comprende sia le tragedie che i trionfi della più ampia storia africana. Il futuro è nelle vostre mani,"yes you can", è questo il messaggio che Obama manda dalla terra di suo padre a tutto il continente nero.

"Voi avete il potere di chiamare alle loro responsabilità i vostri governanti e costruire istituzioni che siano al servizio del popolo" dice con la forza e la passione che solo il primo presidente afroamericano della storia poteva dare.

"l'Africa non ha bisogno di uomini forti ma di istituzioni forti".

"Potete sconfiggere la malattia, mettere fine ai conflitti e cambiare tutto dal basso verso l'alto: potete farlo, "yes you can!, perché in questo momento la storia sta voltando pagina", ha continuato il Presidente degli Stati Uniti rivolgendosi in particolare ai giovani che "in paesi come l'Africa costituiscono oltre la meta' della popolazione".


From adnkronos.com - Obama non esita ad elencare le colpe dell'Occidente: "Confini geografici coloniali che non hanno senso", "un atteggiamento paternalista che non fa considerare l'Africa un partner". Ma anche quelle degli attuali governi africani: "l'Occidente non è responsabile della distruzione dell'economia dello Zimbabwe nell'ultimo decennio o di guerra dove i bambini vengono costretti a fare i soldati", ha affermato indicando nella mancanza di democrazia, nelle dittature, nella corruzione, nelle lotte tribali gli elementi che frenano il futuro dell'Africa.

"Lo sviluppo dipende dal buon governo - ha detto - questo è un ingrediente che da troppo tempo manca in troppi luoghi: questo deve cambiare se vogliamo sbloccare il potenziale dell'Africa e questa responsabilità può essere assolta solo dagli africani". Obama boccia così ancora una volta la dottrina dell'esportazione della democrazia, "la verità essenziale della democrazia è che ogni paese determina il proprio destino" - ma assicura "maggiore aiuto" ad individui ed istituzioni che si battono per rafforzare democrazia e stato di diritto in Africa. E promette che Washington "darà una maggiore attenzione alla corruzione nei nostri rapporti sui diritti umani: tutti hanno il diritto di avviare un'impresa o avere un'istruzione senza pagare tangenti e noi abbiamo la responsabilità di sostenere chi agisce in modo responsabile ed isolare quelli che non lo fanno".

Poi il capitolo delle guerre, una "pietra al collo dell'Africa" tanto che per "troppi africani il conflitto è parte della vita, un elemento naturale come il sole".

"Non è mai giustificabile uccidere innocenti in nome di ideologie'', ha detto riconoscendo come troppe volte "persone senza coscienza" abbiano "manipolato intere comunità per provocare guerre religiose o tribali - è una sentenza di morte per una società costringere i bambini ad uccidere in guerra, ed è il crimine massimo e più codardo condannare le donne allo stupro sistematico". Anche qui l'America promette di "sostenere le forze africane", le organizzazioni come l'Unione Africana e l'Ecowas che in questi anni hanno organizzato forze di peacekeeping, a fornire "assistenza diplomatica, tecnica e logistica" di fronte alle crisi anche perché "se c'è un genocidio in Darfur e terroristi in Somalia non è solo un problema africano".

In ultimo, il capitolo, cruciale, degli aiuti allo sviluppo: Obama, che ha confermato i 3,5 miliardi di dollari promessi dagli Stati Uniti all'iniziativa da 20 miliardi di dollari per la sicurezza alimentare varata ieri all'Aquila, anche qui ha insistito sull'obiettivo finale di un'Africa autosufficiente: "L'iniziativa è focalizzata su nuovi metodi e tecnologie per gli agricoltori, non solo nel inviare i prodotti americani, l'aiuto non può essere fine a se stesso - ha detto - voglio vedere un'Africa che esporta prodotti alimentari".

Per questo gli Stati Uniti promettono di "promuovere investimenti e commercio: i Paesi ricchi devono aprire le loro porte a beni e servizi dall'Africa in modo significativo" e soprattutto di aiutare ad affrontare i rischi del cambiamento climatico il continente che "ha le percentuali più basse del mondo di emissioni di gas serra ma è il più minacciato". Ed anche a "trasformare questa crisi in un'opportunità" sul fronte dell'energia.

Immagine: willnevergiveup.wordpress.com

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