Il mistero di Tunguska

Un team di scienziati del Marine Science Institute (Istituto di Scienze Marine) di Bologna, afferma di aver localizzato il cratere lasciato dalla più potente esplosione naturale che la storia recente abbia mai avuto, quella avvenuta alle ore 7,14 locali del 30 giugno del 1908, allorchè una cometa o un asteroide è esploso a circa 8 chilometri d'altezza, sopra la taiga nei pressi del fiume Tunguska, nel cuore della Siberia Orientale.

Sull'asteroide, cometa o meteorite abbattutasi sulla superficie siberiana, s'è detto di tutto... pure che potesse trattarsi d'una astronave aliena. C'è chi sostiene che l'immane esplosione è stata provocata dal frammento di una cometa composta prevalentemente di ghiacci e polvere nel momento in cui è entrata in contatto con l'atmosfera. In un precedente post si parlava d'uno studio dello scienziato russo Vladimir Shadurov, il quale attribuiva all'esplosione la causa principale dell'effetto serra che sta minacciando la Terra. Infatti, la deflagrazione è avvenuta in una zona ricca di giacimenti petroliferi e di gas, causando il parziale scioglimento dei ghiacci eterni che ricoprivano la foresta di Tunguska, dando, di conseguenza sfogo al gas rimasto intrappolato, liberando nell'aria un'energia paragonabile ad oltre 1000 bombe atomiche, scuotendo il terreno con un forte terremoto, emettendo fuoco, polveri, detriti, vapore acqueo e quant'altro, radendo al suolo una foresta per circa 2200 Km quadrati, lasciando alberi piegati e livellati come stuzzicadenti nel raggio d'una quarantina di chilometri (la foto sopra è stata presa da una spedizione russa sul luogo dell'esplosione a quasi 20 anni di distanza), formando un’impressionante colonna visibile da oltre 800 Km dall’epicentro... Se tutto questo si fosse verificato in una zona densamente popolata, sarebbe stata un'immane catastrofe...

Ora, lo studio del team di scienziati dell'Istituto di Scienze Marine di Bologna, iniziato con la spedizione nella regione del Tunguska nel 1999, è pubblicato dalla rivista Terra Nova. Fino ad oggi nessuno è riuscito a individuare il cratere dove è avvenuta la potente deflagrazione: questo ha lasciato aperta la questione da cosa, in effetti, è stata provocata. Il team di Bologna ritiene che se il corpo fosse stato un asteroide, un frammento superstite dovrebbe essere sepolto nel lago; se fosse stata una cometa, la sua firma chimica dovrebbe trovarsi negli strati più profondi dei sedimenti.

Per fortuna, sono appena 26 gli asteroidi con un diametro attorno ai 200 km, mentre il 99 per cento degli asteroidi ha un diametro di poco superiore ai 100 chilometri. Messi tutti quanti insieme in un'unica sfera questi asteroidi potrebbero sviluppare meno di 1500 km di diametro, paragonabili a quasi la metà del diametro della luna.

La maggioranza degli asteroidi sono macerie lasciate dalla formazione del sistema solare, mai costituitesi in un unico corpo, forse a causa della gravità di Giove, e si muovono nella fascia che intercorre tra il grande pianeta e Marte, distante 2.4 UA dal sole. (Unità Astronomica (UA) è la distanza media di 150 milioni di km tra la terra e di sole). L'asteroide Chirone, con un raggio di 200 km, è il più grande asteroide errante tra Saturno e Nettuno. Quello caduto nei pressi del fiume Tunguska, secondo le stime ipotizzate, avrebbe dovuto avere dimensioni variabili tra i 60 e gli oltre 1000 metri di diametro...

Fonte: ilprofessorechos.blogosfere

Immagine sopra: news.nationalgeographic.com/



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