La Sacra Sindone: un mistero irrisolvibile ?

Nella grande navata del Duomo di S. Giovanni Battista a Torino un drappello di sacerdoti avanzò verso l'altare della Sindone al centro della cappella del Guarini. Essi estrassero la preziosa reliquia da sotto lo scudo di plastica antiproiettile e dalla sua atmosfera satura di azoto e la trasportarono in una sala dell'attiguo palazzo reale, dove l'attendevano più di 25 scienziati e fotografi.

Poco prima di mezzanotte si fece silenzio nella sala, mentre nella cornice dei sontuosi dipinti e del soffitto affrescato le nere sagome di alcune suore Clarisse sfilarono il lenzuolo funebre dalla fodera di seta rossa e lo presentarono agli scienziati, membri del Shroud of Turin Research Project (STURP) - progetto di ricerca sulla Sindone di Torino. Il sudario venne disteso sul lungo tavolo ribaltabile in alluminio e acciaio inossidabile, costruito appositamente per la Sindone. La squadra dei ricercatori si fece attorno, le mani tenute rispettosamente dietro la schiena. Ma presto cominciò ad agitarsi: c'erano solo cinque giorni di tempo per lavorare.

Con l'aiuto di fibre ottiche, tecniche microfotografiche, luce ultravioletta e infrarossa, raggi X di bassa energia e luce normale, essi catturarono su pellicola ogni centimetro quadrato della tela in migliaia di esposizioni. Con una speciale attrezzatura misurarono il modo in cui viene riflessa da diverse porzioni del lenzuolo. Raccolsero con nastro adesivo e con uno speciale dispositivo sotto vuoto dei campioni di microscopiche fibrille della tela, nonché di detriti che vi si erano depositati. Per 120 ore d'orologio la squadra lavorò dandosi dei turni; in ciascun istante si effettuavano almeno due - e talvolta quattro - prove.

Quella pezza di lino bruciacchiata, sporca e logora meritava dopotutto quella sfrenata attenzione, trattandosi secondo la tradizione del sudario in cui fu avvolto Gesù di Nazareth, la Sindone (che in greco significa appunto "tela di lino"). Per secoli essa è rimasta nascosta nel suo sepolcro al riparo di un'inferriata.

Tratto da un vecchio articolo di Scienza 81

Ed oggi, a che punto siamo?

Sappiamo che la Sacra Sindone reca in negativo l’impronta di un uomo di circa trenta anni alto 1,78 metri circa con la barba e i capelli lunghi, dai tratti somatici mediorientali. Tuttavia, nonostante questa prova, le conclusioni sulla Sacra Sindone sono più o meno le stesse di 40 anni fa quando un team di medici, chimici, patologi e ingegneri di università e laboratori governativi statunitensi ha condotto lo Shroud of Turin Research Project, che ha concluso che l’immagine della Sindone è quella di una forma umana reale di un uomo flagellato e crocifisso. Non è il prodotto di un artista. Le macchie di sangue sono composte da emoglobina, e danno anche risultati positivi al test per la sieroalbumina. L’immagine è tuttora un mistero, e finché non verranno svolti ulteriori studi chimici, forse da parte di questo gruppo di scienziati o magari da altri in futuro, il problema rimarrà senza soluzione”.

Immagine tratta dalla rivista Scienza81

Commenti

Post popolari in questo blog

Il fascino dei tatuaggi maori

Brrrrr, che creatura orribile!

Il tattuagio che non vuoi più