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Ecco dicembre (sulla fine del mondo)

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Con l'inizio del mese si mette in moto il chiacchierio sulla tanto temuta fine del mondo ipotizzata dal Calendario Maya. Quanto segue è una poesia del sottoscritto dedicata a questo assurda profezia. Ecco dicembre. Scopriam dunque le carte. Restiamo in attesa del beffardo evento che l'informazione ha confezionato ad arte portando angoscia e paura a iosa creando un clima di totale frastornamento. Ma ora ci siamo: è giunto il momento. Vediamo se la profezia Maya si avvera, se la paventata fine del mondo surclassa la nostra umile preghiera. Si avverte nell'aria un clima di misticismo e c'è chi resta preda di facile isterismo. La gente si aggira con l'aria stanca, qualcuno si munisce del kit di sopravvivenza con l'intento di poterla far franca. Per fortuna si respira lo spirito del Natale, sperando che il suo avvento rifugga il male. Sarà una festività un poco in sordina poic

Maya, la civiltà perduta

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Bisogna risalire di molti secoli per ritrovare le radici della civiltà Maya che prosperò nella zona dello Yucatan tra il 1500 a.C al quasi mille, nell'odierno Messico.                     Tutti sanno della presunta profezia, che più che sconvolgere la Terra, sta portando tanto turismo a riscoprire i siti archeologici Maya. Sconfitta dalla scienza, la credenza è diventata voglia di conoscere la civiltà Maya. I Maya amavano la circolarità del tempo legata alla loro cultura agricola e quindi calendarizzavano come noi facciamo con le stagioni e gli anni. Se poi si va a Chichen Itza, considerata la loro capitale, tutto fa riferimento allo scorrere naturale del tempo, dalle alba agli equinozi.                   Le rovine, considerate tra le zone archeologiche più importanti al mondo, si estendono su un area di 3 chilometri quadrati e conservano la famosa piramide, un tempio chiamato El Castillo. Il tempio è costruito in modo tale che agli equinozi di primavera e d'autunno