DUE PASSI PER LE VIE DEL CENTRO



Questa sera voglio fare due passi per le vie del centro,    

chissà che mi accorga di non passarci da tempo.    

Diventano sempre più numerosi i luoghi in cui ho vissuto   

attimi intensi della vita. Stasera mi sento in vena.    

Col bavero alzato e l’audacia di un guerriero,    

affronto il freddo glaciale.   

Discendo i centotrentasei gradini di Trinità dei Monti,    

dirigendomi a passo lento per un tratto di strada.    

Non ho fretta.    

Passeggiare di notte mi fa star bene.        

Mi infilo sotto il Traforo, a quest'ora poco trafficato, 
affondandovi all'interno la mia follia.    

Percorro il sottovia sullo stretto marciapiede    

tra bus e auto che mi sfrecciano accanto.    

Ne esco illeso e infreddolito.    

Oltrepassata via Nazionale, fatti pochi passi,      

mi ritrovo in via del Boschetto,   

il quartiere più antico di Roma,   


tra stili architettonici e testimonianze    

che coprono 25 secoli di storia.   

Mi addentro per un vicolo buio in leggera salita.       

Svoltando, mi imbatto in una donna    

uscita di gran fretta da un palazzotto.  

Fa un gesto di sorpresa.  

Qualcuno la sta osservando da un balconcino.   

È impellicciata ed elegante, occhi verdi,    

colbacco di volpe in testa.    

Mi scruta con sospetto.   

La osservo con ammirazione.    

È attraente e ha labbra rosse invitanti.    

Che ricordi, non ho mai conosciuto alcuna   

che avesse un volto così particolare.   

Dice qualcosa, presumo in russo,   

che non capisco.   

Sorride con garbo.  

Il tale continua a guardare...  

Chissà perché non mi viene da dire nulla. 

La sua bellezza disarmante,  

per certi versi fredda e distaccata,  

sembra però dire molto.  

E benché avverta piacere nell’osservarla  

ma diffida del dolce richiamo dell’avventura... 

sapendo che i guai nascono talvolta  

da fatti insignificanti creati da inclinazioni 

naturali sconosciute a noi stessi, 

abbozzo un sorriso,  

do un’occhiata fugace al balconcino 

dove l’uomo pare agitato. 

saluto con un inchino,  

e riprendo il cammino. 


Roma, 1990

Scritto da Luciano Vecchi
 

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