Come nasce la creatività
Blazer e cravatta allentata per rilassarsi meglio, il dottor X, responsabile marketing di una grande azienda, si concentra con gli occhi chiusi, mentre dolci onde sonore accarezzano il suo emisfero destro: sta provando a comunicare con Robin Hood, il suo alter ego, per capire come si fa a risolvere quel dannato problema dei venditori. Anche l’ingegnere Y ha un problema: la sua banca deve individuare un gadget adatto per attirare piccoli correntisti da zero a 14 anni. Ne sta discutendo, in stato di trance, nientemeno che con Wolfgang Amadeus Mozart, seduto al clavicembalo e circondato da fanciulle gaudenti.
C’è poco da ridere. La tecnica è quella della visualizzazione onirica e serve a stimolare la creatività. La creatività non è semplicemente genio e sregolatezza. Il caos non la favorisce. Ci vogliono anche rigore, concretezza: funzioni dell’emisfero cerebrale sinistro, che è l’elaboratore, l’organizzatore. Chi usa solo quello destro, il cervello dei sogni e dell’intuito, non combina niente. Il creativo invece, le sue idee sa realizzarle. Il talento è importante. Ma ci vuole anche energia. E metodo.
George Simenon, per esempio, il creatore del commissario Maigret: cominciava col descrivere tutti i suoi personaggi in schede minuziose. Poi li faceva agire. E finchè il libro non era finito non vedeva più nessuno. E ci sono anche tecniche per mobilitare l’energia, che nasce anzitutto dal piacere. Rilassamento dinamico, dunque. Danza. Esercizio dell'umorismo.
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