Il sacco di Roma
"Poi, mentre lontano la campana grossa di Campidoglio fa cadere sulla città le su gocce di bronzo, segnale di allerta per i romani, il buio cala sugli assalitori con tutto il peso di un cielo nel quale un soffio di mistero va spegnendo le stelle e cominciano a vagare i primi brandelli di quella nebbia bizzarra di maggio, ultima chiamata dell'incantesimo maligno in cui si consumerà la rovina di Roma". da Il sacco di Roma di Giovanna Solari edito da MONDADORI.
Venendo da pellegrino a Roma nel novembre del 1510, il giovane monaco Lutero, che di lì a breve avrebbe iniziato la Riforma protestante, nel salutare la città eterna, si era gettato a terra esclamando: «Ti saluto, Roma santa! Sì, veramente santa a motivo dei santi martiri del cui sangue grondi!». Vent’anni dopo, Lutero scrisse che, visitando basiliche e catacombe di Roma era rimasto colpito dall'atteggiamento scanzonato dei romani sulla religione.
Era il tempo in cui papa Giulio II e la sua corte erano a Bologna per preparare la guerra contro Venezia e la città di Roma viveva le sue degenerazioni morali e sociali.
Un decennio più tardi subentrò pure la paura di un attacco contro gli stati cristiani da parte degli ottomani di Solimano II, il quale dopo aver diretto con successo la sua forza espansiva contro la Siria e l'Egitto, dal 1520, rivolse i suoi attacchi contro gli stati cristiani. Nel 1521 occupò Belgrado, e nel 1522 l'importante base di Rodi, che fino ad allora aveva difeso l'Italia dagli attacchi della flotta turca. Il 1526 fu l'anno più infausto per il papa Clemente VII e la cristianità.
L'Ungheria era stata invasa dal sultano turco che uccise il re Lodovico ed espugnò Buda, un'antica città sita su una collina posta sulla riva di destra del Danubio; in Lombardia comparivano le orde di Giorgio Francsperg che, come allora si disse, portava seco un capestro di seta e d' oro col quale proclamava di voler strangolare il Papa.
Nell'Europa del Nord primeggiava la dottrina di Lutero, e prevaleva la volontà di distaccarsi da Roma e di dare alla liturgia ed organizzazione ecclesiastica una nuova forma popolare e nazionale. Tutto ciò era prodromo della tempesta che stava per abbattersi sul mondo cristiano.
Ma il teatro della lotta decisiva rimaneva l'Italia, dove all'insegna della lega santa di Cognac, ricominciava la lotta militare e diplomatica per il predominio asburgico a Milano e a Napoli. Dopo qualche successo iniziale della coalizione avversaria capeggiata da Clemente VII, nel 1527, la situazione subì un mutamento la cui importanza superava quella di un semplice successo strategico degli imperiali: in Italia settentrionale massicci contingenti di truppe spagnole e tedesche erano in uno stato di estrema tensione e in procinto di ammutinarsi, non essendo stato loro corrisposto il soldo. Infine sotto il comando del duca di Borbone, intrapresero di propria iniziativa la marcia verso il Sud. Senza artiglieria, senza macchine d'assedio e senza riguardo per una tregua d'armi conclusa poco tempo prima fra il papa e il Vicerè Imperiale Lanoy, questa turbolenta armata di rivoltosi si spinse a marce forzate verso Roma.
La mattina del 6 maggio 1527 i lanzichenecchi (soldati mercenari tedeschi arruolati nell'esercito dell'Imperatore Carlo V d'Asburgo) irruppero presso Borgo Santo Spirito, la cinta difensiva della città. Il papa, che aveva considerato la difesa di Roma sicura e incrollabile, fece appena in tempo a fuggire dal Vaticano attraverso un passaggio segreto tuttora esistente nella fortezza di Castel Sant'Angelo - fino a qualche decennio prima luogo di incontri scabrosi e immorali. Ma morto il comandante in capo Borbone, colpito da un colpo di archibugio mentre stava salendo gli ultimi pioli di una scala per incitare alla scalata i suoi, l'occupazione della città degenerò in breve tempo in uno sfrenato saccheggio e in una indiscriminata distruzione in cui vennero compiute cose atroci. Sei persone reclamavano il vanto di averlo atterrato: Benvenuto Cellini, Cecchino e Lisandro due amici di Cellini, Bernardino Pàsseri orafo romano, Francesco Valentino altro orafo e Giovanni da Udine pittore.
Il Sacco di Roma, segnò nella storia della cultura, la fine della brillante epoca rinascimentale della Roma dei papi. Dopo il sacco di Roma, a Firenze, la signoria de' Medici, ossia la famiglia a cui apparteneva il papa, era stata rovesciata ma l'imperatore Carlo V promise a Clemente VII la restaurazione della Signoria, in forma di ducato mediceo. Un nipote illegittimo del papa doveva divenire Signore di Firenze ed ottenere la mano di una figlia illegittima dell'imperatore. In questo caso Carlo V si mostrò più clemente di quanto era stato Clemente VII nel corso del suo papato.
Ma il teatro della lotta decisiva rimaneva l'Italia, dove all'insegna della lega santa di Cognac, ricominciava la lotta militare e diplomatica per il predominio asburgico a Milano e a Napoli. Dopo qualche successo iniziale della coalizione avversaria capeggiata da Clemente VII, nel 1527, la situazione subì un mutamento la cui importanza superava quella di un semplice successo strategico degli imperiali: in Italia settentrionale massicci contingenti di truppe spagnole e tedesche erano in uno stato di estrema tensione e in procinto di ammutinarsi, non essendo stato loro corrisposto il soldo. Infine sotto il comando del duca di Borbone, intrapresero di propria iniziativa la marcia verso il Sud. Senza artiglieria, senza macchine d'assedio e senza riguardo per una tregua d'armi conclusa poco tempo prima fra il papa e il Vicerè Imperiale Lanoy, questa turbolenta armata di rivoltosi si spinse a marce forzate verso Roma.
La mattina del 6 maggio 1527 i lanzichenecchi (soldati mercenari tedeschi arruolati nell'esercito dell'Imperatore Carlo V d'Asburgo) irruppero presso Borgo Santo Spirito, la cinta difensiva della città. Il papa, che aveva considerato la difesa di Roma sicura e incrollabile, fece appena in tempo a fuggire dal Vaticano attraverso un passaggio segreto tuttora esistente nella fortezza di Castel Sant'Angelo - fino a qualche decennio prima luogo di incontri scabrosi e immorali. Ma morto il comandante in capo Borbone, colpito da un colpo di archibugio mentre stava salendo gli ultimi pioli di una scala per incitare alla scalata i suoi, l'occupazione della città degenerò in breve tempo in uno sfrenato saccheggio e in una indiscriminata distruzione in cui vennero compiute cose atroci. Sei persone reclamavano il vanto di averlo atterrato: Benvenuto Cellini, Cecchino e Lisandro due amici di Cellini, Bernardino Pàsseri orafo romano, Francesco Valentino altro orafo e Giovanni da Udine pittore.
Il Sacco di Roma, segnò nella storia della cultura, la fine della brillante epoca rinascimentale della Roma dei papi. Dopo il sacco di Roma, a Firenze, la signoria de' Medici, ossia la famiglia a cui apparteneva il papa, era stata rovesciata ma l'imperatore Carlo V promise a Clemente VII la restaurazione della Signoria, in forma di ducato mediceo. Un nipote illegittimo del papa doveva divenire Signore di Firenze ed ottenere la mano di una figlia illegittima dell'imperatore. In questo caso Carlo V si mostrò più clemente di quanto era stato Clemente VII nel corso del suo papato.
Immagine: www.corrispondenzaromana.it
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