Il nostro vestire che viene dall'oceano di plastica


L'inquinamento plastico negli oceani è un argomento enorme che richiede un'azione immediata e che la moda in questo momento si rivolga ad esso, per offrire singolari, pratici e sfarzosi indumenti fatti con vecchie bottiglie d'acqua, reti da pesca e altri rifiuti é un modo per porre fine alla crescente minaccia dell'inquinamento plastico.

Brands come Gucci, Stella McCartney e Adidas stanno sempre più collaborando con organizzazioni come Parley for the Oceans, una piattaforma di raccolta fondi per finanziare la pulizia degli oceani che cerca di riciclare la plastica dell'oceano in prodotti di consumo quali camicie, maglie, occhiali da sole, scarpe, asciugamani...

Ad esempio, Adidas utilizza la plastica oceanica Parley per rielaborare uno dei suoi classici modelli di scarpe. Come parte della sua collaborazione di lunga data con Parley for the Oceans, Adidas ha creato la prima tomaia di scarpe al mondo interamente realizzata in plastica oceanica riciclata e reti da imbrocco.

 Il mese scorso, 4.000 kg di reti da pesca scartate sono state recuperate nelle acque al largo della costa della Sicilia da Healthy Seas, una joint-venture di imprese non governative, prima di essere inviate a un impianto di riciclaggio in Slovenia. Ed é lì che Aquafil lo trasforma in materiale sostenibile per l'industria della moda.

Richard Malone, astro nascente nel mondo dei designer, è uno dei principali utilizzatori dei materiali di Aquafil. La sua collezione più recente per la settimana della moda di Londra, disponibile all'inizio del prossimo anno, presentava outfit realizzati in Econyl, un filo di nylon rigenerato che trasforma il problema dei rifiuti in eccezionali soluzioni di moda e interni, realizzato recuperando i rifiuti di nylon - come le reti da pesca dagli oceani e l'acquacoltura, i frammenti di tessuto da mulini e tappeti destinati alla discarica - per trasformarli in filato di nylon di qualità vergine. Nell'abbigliamento sostenibile RiLEY Studio utilizza Econyl per creare abbigliamento da allenamento.

"Lavorare sulle reti da pesca é stato molto eccitante", ha detto Richard Malone. "Ogni anno nei nostri oceani ne vengono scartate a tonnellate e [il processo di Aquafil] crea un filo eco-nylon che può essere spezzettato e rigirato nuovamente, e creare tessuti davvero belli e funzionali come abbigliamento sportivo e maglie lavabili."

Il trend in crescita per il riciclaggio dei rifiuti oceanici per trasformarli per la moda è,
secondo il ricercatore del Future Laboratory Rachael Stott, "un effetto determinato dal documentario naturalistico Blue Planet".  "La serie ha raggiunto e influenzato milioni di persone e ha messo in evidenza come le nostre abitudini  quotidiane di consumatori stessero causando danni orribili alla fauna e all'oceano, e in particolare alla nostra capacità di recupero delle materie plastiche monouso".

Moshi Moshi Mind, il marchio di moda danese che ha aperto il suo primo negozio nel Regno Unito il mese scorso, la stella della stagione è un cappotto invernale da 255 sterline che sembra un tradizionale piumino imbottito interamente realizzato con bottiglie di plastica recuperate dal mare.

Per Parley for the Oceans il potere del cambiamento è nelle mani del consumatore, il quale può plasmare questa nuova mentalità nell'industria creativa.

Artisti, musicisti, attori, cineasti, stilisti, giornalisti, architetti, inventori di prodotti e scienziati hanno gli strumenti per plasmare la realtà in cui viviamo e per sviluppare modelli di business alternativi e prodotti ecologicamente sensibili per dare a noi terrestri una scelta alternativa, un quotidiano opzione per cambiare qualcosa.

L'impegno c'è, la determinazione pure ma nonostante ciò... per Greenpeace il problema delle montagne di plastica difficilmente si ridurrà nel prossimo futuro.


Nell'immagine sopra la modella ANJA RUBIK 


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