Corea del Nord: diritti umani? Un optional
Finiti per errore nelle acque della Corea del Sud.
Il dramma è iniziato quando due barche da pesca nord coreane con a bordo 14 donne e 8 uomini, tra cui alcuni adolescenti, sono state trascinate dalla corrente nei pressi dell'isola di Yeonpyeong, nelle acque della vicina e nemica Corea del Sud. Fermati dai funzionari sud coreani, sempre all'erta su eventuali penetrazione di spie nel loro territorio, i componenti delle due imbarcazioni sono stati interrogati circa i motivi del loro sconfinamento in acque sudcoreane. Da quanto dice il giornale sud coreano, costoro hanno spiegato ai funzionari che li hanno interrogati, che stavano pescando vongole e ostriche quando accidentalmente le loro imbarcazioni sono sconfinate nelle loro acque. Le donne a bordo, hanno spiegato, c'erano perché erano addette a pulire le ostriche e vongole.
Soddisfatti dalla loro storia, i sudcoreani hanno sequestrato le due barche e rispedito indietro il gruppo di pescatori attraverso il confine lungo un percorso via terra.
La notte seguente però, secondo una fonte sudcoreana, il gruppo è stato ritrovato ucciso.
E pensare che era stato chiesto loro di restare nel loro territorio, casomai avessero avuto problemi col regime del Nord; ma loro non ne avevano e hanno scelto di tornare indietro. Tuttavia, in un Paese, la Corea del Nord, dove si eseguono pene capitali ad oltranza il rischio di rispedire indietro "eventuali" esuli politici o disertori non è mai sicuro.
Secondo una fonte nord coreana al gruppo, intercettato e fermato dagli agenti nord coreani in quanto avevano intrapreso una spedizione di pesca senza la previa autorizzazione delle autorità marittime del loro Paese, era stata offerta la possibilità di andare in un campo di prigionia... Ma probabilmente dietro un loro comprensibile rifiuto, agli agenti nord coreani non è rimasto altro che mettere in atto l'altra prospettiva offerta loro: cioè la morte.
Fonte: dailymail.co.uk/
Il dramma è iniziato quando due barche da pesca nord coreane con a bordo 14 donne e 8 uomini, tra cui alcuni adolescenti, sono state trascinate dalla corrente nei pressi dell'isola di Yeonpyeong, nelle acque della vicina e nemica Corea del Sud. Fermati dai funzionari sud coreani, sempre all'erta su eventuali penetrazione di spie nel loro territorio, i componenti delle due imbarcazioni sono stati interrogati circa i motivi del loro sconfinamento in acque sudcoreane. Da quanto dice il giornale sud coreano, costoro hanno spiegato ai funzionari che li hanno interrogati, che stavano pescando vongole e ostriche quando accidentalmente le loro imbarcazioni sono sconfinate nelle loro acque. Le donne a bordo, hanno spiegato, c'erano perché erano addette a pulire le ostriche e vongole.
Soddisfatti dalla loro storia, i sudcoreani hanno sequestrato le due barche e rispedito indietro il gruppo di pescatori attraverso il confine lungo un percorso via terra.
La notte seguente però, secondo una fonte sudcoreana, il gruppo è stato ritrovato ucciso.
E pensare che era stato chiesto loro di restare nel loro territorio, casomai avessero avuto problemi col regime del Nord; ma loro non ne avevano e hanno scelto di tornare indietro. Tuttavia, in un Paese, la Corea del Nord, dove si eseguono pene capitali ad oltranza il rischio di rispedire indietro "eventuali" esuli politici o disertori non è mai sicuro.
Secondo una fonte nord coreana al gruppo, intercettato e fermato dagli agenti nord coreani in quanto avevano intrapreso una spedizione di pesca senza la previa autorizzazione delle autorità marittime del loro Paese, era stata offerta la possibilità di andare in un campo di prigionia... Ma probabilmente dietro un loro comprensibile rifiuto, agli agenti nord coreani non è rimasto altro che mettere in atto l'altra prospettiva offerta loro: cioè la morte.
Fonte: dailymail.co.uk/
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